Lino, un laico che scrive sul Blog Osservatori secondo Falsità, dall' alto della sua saccenza tenta di dare una spiegazione alla parabola di Zaccheo, ma visto che tale Blog pubblica solo ciò che gli conviene, eccovi una spiegazione che si ispira ai Padri Del Deserto ( Col nome di
Padri del deserto si indicano quei
monaci,
eremiti e
anacoreti che nel
IV secolo, dopo la pace costantiniana, abbandonarono le città per vivere in solitudine nei deserti d'
Egitto, di
Palestina, di
Siria. Il primo di questi anacoreti fu
Antonio il Grande.
Nell'
ascesi solitaria, i Padri (
abba) e le
Madri (
amma) del deserto cercavano la via dell'
hésychia, della pace interiore. Testimoni di una fede cristiana vissuta con radicalità, ebbero numerosi
discepoli e i loro detti o
apoftegmi,
in cui traspaiono sapienza evangelica e arguzia umana, furono raccolti e
tradotti in varie lingue, dando vita al genere letterario dei
Pateriká.
Accanto alla
Vita di Antonio, scritta dal vescovo
Atanasio di Alessandria, e alla
Storia lausiaca di
Palladio di Galazia, le varie raccolte di
Apoftegmi restano le fonti più importanti per accostarsi alla spiritualità di questi asceti.
La pittura (con
Sassetta,
Paolo Uccello,
Hieronymus Bosch e
Mathis Grünewald, per citare soltanto i più famosi), la letteratura (con
Gustave Flaubert e
Anatole France), la musica (con
Paul Hindemith e
Ottorino Respighi)
si sono ispirate alla loro vita, cogliendone, talvolta, soltanto gli
aspetti pittoreschi o folcloristici: le tentazioni, i demonietti, i
mostriciattoli che popolano i deliziosi quadretti degli
apoftegmi.)
Zaccheo voleva vedere Gesù: lo voleva così tanto che questo desiderio
attirò l’attenzione di Gesù. Il desiderio è l’inizio di tutto: là dove è
il tuo tesoro, là c’è anche il tuo cuore (Mt. 6, 21). Ogni cosa nella
nostra vita inizia con il desiderio, dal momento che desideriamo ciò che
amiamo, ciò che ci definisce. Sappiamo che Zaccheo amava il denaro, e
per sua stessa ammissione sappiamo che non ha avuto scrupoli nel rubarne
agli altri. Zaccheo era ricco e amava le ricchezze, ma dentro di sé
scoprì un altro desiderio, voleva qualcosa d’altro, e questo desiderio
divenne il perno di tutta la sua vita.
L’invito della Chiesa, del
vangelo e di Cristo ci provoca a desiderare altro, a non accontentarci, a
cercare dentro di noi ciò a cui teniamo di più. Desiderio: e tutto
ritorna senza confini, nuovo, pieno di significato. Il piccolo uomo,
basso di statura e con lo sguardo rivolto ai desideri terreni, cessa di
essere piccolo. È il primo passo verso quella misteriosa casa che ogni
essere umano, consapevolmente o meno, attende e desidera.
Racconta un
apoftegma dei Padri del deserto: “Un uomo alla ricerca di Dio chiese a
un cristiano: “Come posso trovare Dio?”. Il cristiano replicò: “Ora te
lo mostro”. Lo portò sulla riva del mare e immerse la faccia dell’altro
nell’acqua per tre volte. Poi gli chiese: “Cosa desideravi più di ogni
altra cosa quando la tua faccia era nell’acqua?”. “L’aria”, replicò
l’uomo che cercava Dio. “Quando desidererai Dio come hai desiderato
l’aria, lo troverai”, disse il cristiano”.
Non fu la curiosità che
fece salire Zaccheo sull’albero, ma il forte desiderio di trovare Dio in
Gesù. Zaccheo era inquieto, e riempiva se stesso con la vita che
conduceva. L’inquietudine è sempre stata uno dei sintomi della ricerca
umana di Dio, come sant’Agostino conosceva bene: “Hai fatto il nostro
cuore inquieto, finché non riposa in Te”.
La folla era un ostacolo
per Zaccheo: stava tra lui e Gesù, e se fosse restato tra la folla non
avrebbe mai potuto vedere Gesù.
Zaccheo non era sull’albero solo
fisicamente, ma anche moralmente: nella sua disonestà si era isolato da
Dio e anche dagli uomini, che lo odiavano “cordialmente”. Gesù lo chiama
dal basso, e lo invita a scendere, a ritornare nel mondo. Gesù lo
guarda negli occhi: mai e poi mai Zaccheo pensava che sarebbe stato
notato. Con ogni probabilità si aspettava di sentire un rimprovero, una
condanna, invece si sente chiamare per nome. Colui che tiene nelle sue
mani l’universo si preoccupa di parlare con una persona!
Zaccheo
cerca di vedere chi è Gesù, e in risposta a questo suo sforzo di
volontà, non solo vede, ma viene visto da Gesù. Il movimento
processionale di Cristo che attraversa la città, e quello ascensionale
del cercatore che tende verso la visione, si incontrano in un luogo
preciso. Gesù distingue l’uomo dalla folla, lo riconosce, e lo chiama
per nome. Il cercare ha come primo risultato l’identificazione dello
stesso cercatore da parte di Dio che ne afferma l’essere in quanto
persona.
Lo studioso ebraico Claude Montefiore (morto nel 1938)
identificava la peculiarità del cristianesimo nei confronti del
giudaismo proprio da questo aspetto: “
Mentre le altre religioni
descrivono l’uomo alla ricerca di Dio, il cristianesimo annuncia un Dio
che cerca l’uomo. Gli ebrei credono che Dio è un Dio di amore e di
perdono, e che accoglie liberamente un peccatore pentito, ma Gesù ha
insegnato che Dio non aspetta il pentimento del peccatore, va a cercarlo
per chiamarlo a sé”.
“Oggi devo venire a casa tua!”. Gli abitanti
di Gerico erano sconcertati e mormorava: un fariseo non si sarebbe mai
sognato di entrare in casa di una persona come quella, tanto meno di
mangiare con lui. I farisei, per disprezzare Gesù, lo ridicolizzavano
chiamandolo amico dei pubblicani e dei peccatori. Fortunatamente, per
noi queste parole sono quanto di più confortante possiamo ascoltare.
“Non sono venuto a salvare i giusti, ma i peccatori”. Ciò che importa
per accedere alla salvezza non è lo stato originario di una persona, ma
la sua conversione. Gesù non è l’amico dei ladri e delle prostitute, ma
di coloro che si convertono, ladri o prostitute che siano.
La dimora
di Dio fra gli uomini si effettua non appena gli uomini cercano di
vedere Dio. La condiscendenza divina e l’elevazione umana coincidono nel
tempo: oggi stesso. Il principio di questa necessità è la volontà del
Padre, che il Figlio ha accettato di compiere dall’eternità. La
Scrittura e l’esperienza stessa della Chiesa ci dicono quindi che il
cercare Dio (preghiera e conversione sono da questo punto di vista la
stessa cosa)
costringe Dio a rispondere subito, oggi stesso. Questa azione di Dio nei riguardi di una persona
dipende
da una azione libera di questa persona: basti pensare al sì di Maria.
Non si tratta di una costrizione deterministica ma di una relazione
d’amore, contemporaneamente divina e umana, implicante entrambe le
libertà. È impressionante come la libertà di Dio accetti di relazionarsi
alla libertà umana in modo da doverne quasi dipendere. Zaccheo non è
stato costretto a salire sul sicomoro, ma ha scelto volontariamente di
salirvi. L’incontro non avviene per caso: è una coincidenza
provvidenziale di due persone in movimento, è una occasione, una
possibilità offerta all’uomo di afferrare l’amore di Dio. La convergenza
di queste due libere volontà (o energie, per usare una espressione
teologica cara ai padri orientali) supera tempo e spazio: l’oggi si
dilata verso l’eternità dando origine alla salvezza. La condizione è che
l’uomo non venga meno in questo suo desiderio di riconoscere il Signore
e di vivere conseguentemente. Spetterà al Cristo di pronunciare il
giudizio alla fine.
Una volta accaduti l’incontro e il riconoscimento
reciproco, non c’ è più tempo da perdere, perché questo è il tempo
favorevole per la nostra salvezza, come ci ricorda Paolo. Zaccheo si
alza, è nella gioia, si erge liberandosi del peso del peccato, e alla
sua fede intende aggiungere le opere. Questa progressione sarà
sottolineata innumerevoli volte negli uffici quaresimali.
“Do la metà
dei miei beni ai poveri, e se ho rubato qualcosa a qualcuno restituisco
quattro volte tanto”. Gesù deve aver sorriso dicendo: “Oggi la salvezza è
entrata in questa casa”: non solo perché ci entrava Lui, (Gesù in
aramaico significa “Dio salva”), ma anche perché l’ospitante si era dato
da fare per accogliere l’ospite facendo del suo meglio. La giustizia
non è un vago sentimento, ma è una scelta quotidiana che può anche
comportare sacrifici; la salvezza non è un appannaggio pauperistico, ma è
alla portata di ogni uomo, ricco compreso. Dopo aver incontrato Gesù,
Zaccheo appare distaccato dai suoi beni materiali, fino a condividerli
senza esitazione (Gesù non gli aveva chiesto nulla).
Su questo tema
delicato ci viene in aiuto sant’Ambrogio che, nel suo commento al
Vangelo di Luca, giunto all’episodio di Zaccheo, sembra quasi
ironizzare:
“Ritorniamo ora nelle grazie dei ricchi: non vogliamo
offenderli, in quanto desideriamo, se possibile, guarirli tutti.
Altrimenti, impressionati dalla parabola del cammello, e lasciati da
parte nella persona di Zaccheo, essi avrebbero un giusto motivo per
ritenersi ingiuriati!”. E prosegue con tono più confacente al contenuto:
“
Essi debbono apprendere che non c’è colpa nell’essere ricchi, ma nel
non saper usare delle ricchezze: le ricchezze, che nei malvagi
ostacolano la bontà, nei buoni devono costituire un incentivo alla
virtù. Ecco, qui il ricco Zaccheo è scelto da Cristo: dona la metà dei
suoi beni ai poveri, e restituisce fino a quattro volte quanto aveva
fraudolentemente rubato. Fare solo la prima di queste due cose non
sarebbe stato sufficiente, poiché la generosità non conta niente, se
permane l’ingiustizia!”.
Come Zaccheo, anche noi oggi non vedremo
mai Gesù se restiamo al livello in cui siamo. Ci sono troppe persone o
cose che stanno sulla nostra strada. Dobbiamo salire più in alto. Per
nostra fortuna, ciascuno di noi ha un albero su cui salire per vedere
Gesù: è l’albero della preghiera. Attraverso la preghiera possiamo
realmente parlare con Gesù così come fece Zaccheo. Ci sono altri alberi:
la Parola di Dio, che illumina la vita e guida i nostri passi; la
Chiesa, la compagnia di amici che Dio ci ha dato per accompagnarci nel
continuo richiamo alla memoria di Lui; la liturgia della Chiesa, nella
quale Gesù si fa presente in modo reale per ciascuno di noi; i
Sacramenti, quello della Penitenza (il nostro modo di pulire la nostra
casa per ospitare Gesù attraverso il pentimento e il servizio ai
fratelli) e l’Eucaristia (il pane e il vino che gustiamo nel pranzo con
Gesu e con i fratelli).
Non serve salire sul sicomoro: sono altri gli
alberi salendo i quali possiamo vedere Gesù, essere visti da Gesù,
parlare con lui e farlo entrare nel nostro cuore per l’anticipo del
banchetto eterno.
Padre Romano Scalfi