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sabato 16 novembre 2013

OSSERVATORIO DEL CAMMINO SECONDO FALSITA'

                                        ATTENZIONE 

           CHIUNQUE CAPITI SUL SITO 

        OSSERVATORIO DEL CAMMINO

                 NEUCATECUMENALE

              SAPPIA CHE E' UN BLOG

                      NON CATTOLICO

                   NON IN COMUNIONE 
 
           CON LA CHIESA CATTOLICA

            E IL NOSTRO SANTO PADRE 

          NON PARTECIPATE ALLE LORO

                         DISCUSSIONI 

PERCHE' I VOSTRI COMMENTI SARANNO

         OGGETTO DI MISTIFICAZIONE

                                      

 

 

 

sabato 6 luglio 2013

LA PARABOLA DI ZACCHEO

Lino, un laico che scrive sul Blog Osservatori secondo Falsità, dall' alto della sua saccenza tenta di dare una spiegazione alla parabola di Zaccheo, ma visto che tale Blog pubblica solo ciò che gli conviene, eccovi una spiegazione che si ispira ai Padri Del Deserto ( Col nome di Padri del deserto si indicano quei monaci, eremiti e anacoreti che nel IV secolo, dopo la pace costantiniana, abbandonarono le città per vivere in solitudine nei deserti d'Egitto, di Palestina, di Siria. Il primo di questi anacoreti fu Antonio il Grande.
Nell'ascesi solitaria, i Padri (abba) e le Madri (amma) del deserto cercavano la via dell'hésychia, della pace interiore. Testimoni di una fede cristiana vissuta con radicalità, ebbero numerosi discepoli e i loro detti o apoftegmi, in cui traspaiono sapienza evangelica e arguzia umana, furono raccolti e tradotti in varie lingue, dando vita al genere letterario dei Pateriká.
Accanto alla Vita di Antonio, scritta dal vescovo Atanasio di Alessandria, e alla Storia lausiaca di Palladio di Galazia, le varie raccolte di Apoftegmi restano le fonti più importanti per accostarsi alla spiritualità di questi asceti.
La pittura (con Sassetta, Paolo Uccello, Hieronymus Bosch e Mathis Grünewald, per citare soltanto i più famosi), la letteratura (con Gustave Flaubert e Anatole France), la musica (con Paul Hindemith e Ottorino Respighi) si sono ispirate alla loro vita, cogliendone, talvolta, soltanto gli aspetti pittoreschi o folcloristici: le tentazioni, i demonietti, i mostriciattoli che popolano i deliziosi quadretti degli apoftegmi.)

Zaccheo voleva vedere Gesù: lo voleva così tanto che questo desiderio attirò l’attenzione di Gesù. Il desiderio è l’inizio di tutto: là dove è il tuo tesoro, là c’è anche il tuo cuore (Mt. 6, 21). Ogni cosa nella nostra vita inizia con il desiderio, dal momento che desideriamo ciò che amiamo, ciò che ci definisce. Sappiamo che Zaccheo amava il denaro, e per sua stessa ammissione sappiamo che non ha avuto scrupoli nel rubarne agli altri. Zaccheo era ricco e amava le ricchezze, ma dentro di sé scoprì un altro desiderio, voleva qualcosa d’altro, e questo desiderio divenne il perno di tutta la sua vita.
L’invito della Chiesa, del vangelo e di Cristo ci provoca a desiderare altro, a non accontentarci, a cercare dentro di noi ciò a cui teniamo di più. Desiderio: e tutto ritorna senza confini, nuovo, pieno di significato. Il piccolo uomo, basso di statura e con lo sguardo rivolto ai desideri terreni, cessa di essere piccolo. È il primo passo verso quella misteriosa casa che ogni essere umano, consapevolmente o meno, attende e desidera.
Racconta un apoftegma dei Padri del deserto: “Un uomo alla ricerca di Dio chiese a un cristiano: “Come posso trovare Dio?”. Il cristiano replicò: “Ora te lo mostro”. Lo portò sulla riva del mare e immerse la faccia dell’altro nell’acqua per tre volte. Poi gli chiese: “Cosa desideravi più di ogni altra cosa quando la tua faccia era nell’acqua?”. “L’aria”, replicò l’uomo che cercava Dio. “Quando desidererai Dio come hai desiderato l’aria, lo troverai”, disse il cristiano”.
Non fu la curiosità che fece salire Zaccheo sull’albero, ma il forte desiderio di trovare Dio in Gesù. Zaccheo era inquieto, e riempiva se stesso con la vita che conduceva. L’inquietudine è sempre stata uno dei sintomi della ricerca umana di Dio, come sant’Agostino conosceva bene: “Hai fatto il nostro cuore inquieto, finché non riposa in Te”.
La folla era un ostacolo per Zaccheo: stava tra lui e Gesù, e se fosse restato tra la folla non avrebbe mai potuto vedere Gesù. Zaccheo non era sull’albero solo fisicamente, ma anche moralmente: nella sua disonestà si era isolato da Dio e anche dagli uomini, che lo odiavano “cordialmente”. Gesù lo chiama dal basso, e lo invita a scendere, a ritornare nel mondo. Gesù lo guarda negli occhi: mai e poi mai Zaccheo pensava che sarebbe stato notato. Con ogni probabilità si aspettava di sentire un rimprovero, una condanna, invece si sente chiamare per nome. Colui che tiene nelle sue mani l’universo si preoccupa di parlare con una persona!
Zaccheo cerca di vedere chi è Gesù, e in risposta a questo suo sforzo di volontà, non solo vede, ma viene visto da Gesù. Il movimento processionale di Cristo che attraversa la città, e quello ascensionale del cercatore che tende verso la visione, si incontrano in un luogo preciso. Gesù distingue l’uomo dalla folla, lo riconosce, e lo chiama per nome. Il cercare ha come primo risultato l’identificazione dello stesso cercatore da parte di Dio che ne afferma l’essere in quanto persona.
Lo studioso ebraico Claude Montefiore (morto nel 1938) identificava la peculiarità del cristianesimo nei confronti del giudaismo proprio da questo aspetto: “Mentre le altre religioni descrivono l’uomo alla ricerca di Dio, il cristianesimo annuncia un Dio che cerca l’uomo. Gli ebrei credono che Dio è un Dio di amore e di perdono, e che accoglie liberamente un peccatore pentito, ma Gesù ha insegnato che Dio non aspetta il pentimento del peccatore, va a cercarlo per chiamarlo a sé”.
“Oggi devo venire a casa tua!”. Gli abitanti di Gerico erano sconcertati e mormorava: un fariseo non si sarebbe mai sognato di entrare in casa di una persona come quella, tanto meno di mangiare con lui. I farisei, per disprezzare Gesù, lo ridicolizzavano chiamandolo amico dei pubblicani e dei peccatori. Fortunatamente, per noi queste parole sono quanto di più confortante possiamo ascoltare. “Non sono venuto a salvare i giusti, ma i peccatori”. Ciò che importa per accedere alla salvezza non è lo stato originario di una persona, ma la sua conversione. Gesù non è l’amico dei ladri e delle prostitute, ma di coloro che si convertono, ladri o prostitute che siano.
La dimora di Dio fra gli uomini si effettua non appena gli uomini cercano di vedere Dio. La condiscendenza divina e l’elevazione umana coincidono nel tempo: oggi stesso. Il principio di questa necessità è la volontà del Padre, che il Figlio ha accettato di compiere dall’eternità. La Scrittura e l’esperienza stessa della Chiesa ci dicono quindi che il cercare Dio (preghiera e conversione sono da questo punto di vista la stessa cosa) costringe Dio a rispondere subito, oggi stesso. Questa azione di Dio nei riguardi di una persona dipende da una azione libera di questa persona: basti pensare al sì di Maria. Non si tratta di una costrizione deterministica ma di una relazione d’amore, contemporaneamente divina e umana, implicante entrambe le libertà. È impressionante come la libertà di Dio accetti di relazionarsi alla libertà umana in modo da doverne quasi dipendere. Zaccheo non è stato costretto a salire sul sicomoro, ma ha scelto volontariamente di salirvi. L’incontro non avviene per caso: è una coincidenza provvidenziale di due persone in movimento, è una occasione, una possibilità offerta all’uomo di afferrare l’amore di Dio. La convergenza di queste due libere volontà (o energie, per usare una espressione teologica cara ai padri orientali) supera tempo e spazio: l’oggi si dilata verso l’eternità dando origine alla salvezza. La condizione è che l’uomo non venga meno in questo suo desiderio di riconoscere il Signore e di vivere conseguentemente. Spetterà al Cristo di pronunciare il giudizio alla fine.
Una volta accaduti l’incontro e il riconoscimento reciproco, non c’ è più tempo da perdere, perché questo è il tempo favorevole per la nostra salvezza, come ci ricorda Paolo. Zaccheo si alza, è nella gioia, si erge liberandosi del peso del peccato, e alla sua fede intende aggiungere le opere. Questa progressione sarà sottolineata innumerevoli volte negli uffici quaresimali. “Do la metà dei miei beni ai poveri, e se ho rubato qualcosa a qualcuno restituisco quattro volte tanto”. Gesù deve aver sorriso dicendo: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”: non solo perché ci entrava Lui, (Gesù in aramaico significa “Dio salva”), ma anche perché l’ospitante si era dato da fare per accogliere l’ospite facendo del suo meglio. La giustizia non è un vago sentimento, ma è una scelta quotidiana che può anche comportare sacrifici; la salvezza non è un appannaggio pauperistico, ma è alla portata di ogni uomo, ricco compreso. Dopo aver incontrato Gesù, Zaccheo appare distaccato dai suoi beni materiali, fino a condividerli senza esitazione (Gesù non gli aveva chiesto nulla).
Su questo tema delicato ci viene in aiuto sant’Ambrogio che, nel suo commento al Vangelo di Luca, giunto all’episodio di Zaccheo, sembra quasi ironizzare: “Ritorniamo ora nelle grazie dei ricchi: non vogliamo offenderli, in quanto desideriamo, se possibile, guarirli tutti. Altrimenti, impressionati dalla parabola del cammello, e lasciati da parte nella persona di Zaccheo, essi avrebbero un giusto motivo per ritenersi ingiuriati!”. E prosegue con tono più confacente al contenuto: “ Essi debbono apprendere che non c’è colpa nell’essere ricchi, ma nel non saper usare delle ricchezze: le ricchezze, che nei malvagi ostacolano la bontà, nei buoni devono costituire un incentivo alla virtù. Ecco, qui il ricco Zaccheo è scelto da Cristo: dona la metà dei suoi beni ai poveri, e restituisce fino a quattro volte quanto aveva fraudolentemente rubato. Fare solo la prima di queste due cose non sarebbe stato sufficiente, poiché la generosità non conta niente, se permane l’ingiustizia!”.
Come Zaccheo, anche noi oggi non vedremo mai Gesù se restiamo al livello in cui siamo. Ci sono troppe persone o cose che stanno sulla nostra strada. Dobbiamo salire più in alto. Per nostra fortuna, ciascuno di noi ha un albero su cui salire per vedere Gesù: è l’albero della preghiera. Attraverso la preghiera possiamo realmente parlare con Gesù così come fece Zaccheo. Ci sono altri alberi: la Parola di Dio, che illumina la vita e guida i nostri passi; la Chiesa, la compagnia di amici che Dio ci ha dato per accompagnarci nel continuo richiamo alla memoria di Lui; la liturgia della Chiesa, nella quale Gesù si fa presente in modo reale per ciascuno di noi; i Sacramenti, quello della Penitenza (il nostro modo di pulire la nostra casa per ospitare Gesù attraverso il pentimento e il servizio ai fratelli) e l’Eucaristia (il pane e il vino che gustiamo nel pranzo con Gesu e con i fratelli). Non serve salire sul sicomoro: sono altri gli alberi salendo i quali possiamo vedere Gesù, essere visti da Gesù, parlare con lui e farlo entrare nel nostro cuore per l’anticipo del banchetto eterno.
  
Padre Romano Scalfi

"Prima ero come morto, ora, ho riscoperto la vita" La testimonianza cristiana di una famiglia italiana in missione impressiona e converte Taiwan

"Prima ero come morto, ora, ho riscoperto la vita"

La testimonianza cristiana di una famiglia italiana in missione impressiona e converte Taiwan


Roma, (Zenit.org) Maurizio Moscone 

Ci sono famiglie che si offrono per andare in missione in varie parti del mondo. Lo fanno lasciando tutti e affidandosi totalmente alla benevolenza di Dio e alla divina Misericordia. E' l'esperienza di Mauro e Monica De Dominicis, famiglia italiana del Cammino Neocatecumenale, che raccontano a ZENIT la loro missione a Taiwan.
***
Cosa vi ha spinti a partire dall’Italia e venire a Taiwan, come famiglia in missione?
Innanzitutto pensiamo sia importante dire che la nostra chiamata alla missione è partita da una chiamata personale di Dio alla nostra vita  attraverso una serie di eventi e situazioni  che ci hanno portati a conoscerlo più intimamente  e a scoprire che relazione c’era veramente tra noi e Dio. Un Dio di cui avevamo sempre sentito parlare fin da bambini  ma che in realtà non conoscevamo affatto.
Mauro: Io per esempio vengo da una famiglia benestante. I miei genitori avevano una pasticceria e questo li portava ad essere più impegnati proprio nel  periodo delle feste. Passavo la maggior parte del tempo con una governante. Questo mi ha portato a non sentirmi amato e considerato  ed ho cominciato così a cercare affetto nelle cose materiali. Crescendo, la mia unica aspirazione era quella di avere più denaro per potermi concedere quello che pensavo mi desse la vita. Ma cominciai a raccogliere  solo  insoddisfazione ed un senzo di vuoto.  Ero ribellato alla mia storia e arrabbiato con il mondo e in questa situazione incontrai il Cammino Neocatecumenale.
Monica: Anch’io come mio marito ho sempre vissuto all’interno di una famiglia alla quale non mancava nulla. Ma all’età di 16 anni  iniziò  un periodo difficile, caratterizzato da diverse sofferenze tra le quali in particolare la separazione tra i miei genitori  che mi gettò in una profonda crisi dove pian piano  vedevo crollare tutte le mie sicurezze. Tutto quello a cui mi ero sempre aggrappata  all’improvviso veniva a mancarmi; anche nello studio cominciai a raccogliere delusioni  e tutto intorno a me sembrava non potermi  più  aiutare. Incominciai a chiedermi che senso aveva vivere così.  Iniziai a perdermi dietro a cattive compagnie  fino al punto di avere nella mente  il pensiero martellante del suicidio. Ma anche per me il Signore aveva preparato una strada lungo la quale mi stava aspettando. Entrai a far parte del Cammino Neocatecumenale  grazie ad una parola forte che mi ripeteva che Dio mi amava e che voleva fare con me qualcosa di meraviglioso. Mi aggrappai a questa parola come ad un`ancora di salvezza.”
Il miracolo più grande che ha fatto il Signore è averci fatto sentire” Amati”, scoprendo che la nostra felicità non era usare , possedere anche il mondo intero, ma era donarsi . Prima di tutto tra di noi, aprendoci così alla vita , ed accogliendo i 6 figli che Dio ci ha donato,  ma anche verso gli altri. Abbiamo visto che Dio ha pian piano ricostruito  il rapporto che avevamo con i nostri genitori attraverso una profonda riconciliazione , dove abbiamo scoperto che non eravamo migliori di nessuno . Quello che ci ha salvati da una morte esistenziale nella quale eravamo entrati  è stato proprio questo annuncio dell’amore  di Gesù Cristo, che non ha guardato ai nostri errori e ai nostri peccati.
Spinti da un forte senso di gratitudine per tanto amore e misericordia alla nostra vita, abbiamo sentito nel cuore il desiderio di dare la nostra disponibilità` a partire come famiglia in missione in qualsiasi parte del mondo e per sorteggio siamo venuti a Taiwan.
Come vi mantenete economicamente? Non trovate difficoltà a vivere in un ambiente così diverso dal vostro? I figli sono d’accordo con la vostra scelta?
Fondamentalmente viviamo della Provvidenza. La Comunità Neocatecumenale  con cui  condividiamo da più di 27 anni il  Cammino, insieme ad altre comunità che ci conoscono , hanno la possibilità di contribuire liberamente alla missione. Stiamo sperimentando la comunione fraterna non solo spirituale, grazie alle preghiere  che ci sostengono , ma anche quella materiale  perchè i fratelli  si privano di qualcosa  per  sostenere  la missione:  questo è davvero  impressionante  e lo fanno per amore a Cristo e alla Chiesa . Ma qui in missione è fantastico  vedere come Dio provvede ogni giorno in modi diversi, spesso attraverso gli stessi cinesi , come per esempio  la padrona di casa che ci porta spesso vestiti per bambini, oppure un`anziana signora  che è  andata dal direttore della scuola  chiedendo di pagare le tasse scolastiche di alcuni dei nostri figli, o come chi è venuto a bussare alla nostra porta regalandoci della frutta  per  poi  scappare via con un sorriso sulle labbra.
Le difficoltà certo non sono mancate soprattutto all`inizio, con il cibo, la lingua  cinese, il clima umido , la lontananza dagli affetti; uscire soprattutto da una mentalità un pò borghese  se vogliamo  che avevamo portato con noi ed entrare nella precarietà della missione. Tante volte siamo stati assaliti dallo scoraggiamento,  ma molte di più sono state le occasioni in cui ci siamo sentiti consolati ed incoraggiati , sperimentando  ogni giorno la gioia di  lavorare nella vigna del Signore.  
Anche per i nostri figli vediamo che la missione è un aiuto immenso. Noi crediamo che Dio ha chiamato “tutta” la nostra famiglia. Quando erano piccoli ci siamo fatti garanti per loro  nelle scelte che ritenevamo buone. Ma ora che stanno crescendo, loro stessi stanno imparando a mettersi davanti alle difficoltà  affrontandole insieme al Signore. Molti dei loro coetanei hanno famiglie distrutte, dove i genitori sono separati oppure  vivono  tempi lunghi  lontano da casa a causa del lavoro, situazioni difficili, che stanno mostrando ai nostri figli l’importanza di  una famiglia cristiana . Anche loro come tutti i giovani nella fase adolescenziale attraversano ribellioni, ma vediamo  che li aiuta tantissimo  sia il fatto che abbiano già la loro comunità  sia il fatto che ogni Domenica mattina  possiamo parlare dei loro problemi  durante le lodi mattutine che preghiamo tutti insieme.
Quali sono i frutti della missione per la vostra famiglia e per i Taiwanesi?
Annunciare la Buona Notizia porta diversi frutti, sia in coloro l’accolgono sia in coloro che la danno: cercheremo  un pò di sintetizzare.  Principalmente aiutiamo nel Seminario Redemptoris Mater per quello che riguarda gli aspetti pratici;  abbiamo fatto catechesi , corsi di preparazione al matrimonio ed anche al battesimo  per alcuni adulti. Ed  abbiamo visto anche  che la sola” presenza”  di una famiglia cristiana,  in un contesto pagano, evangelizza tantissimo .
Molti si chiedono che cosa siamo venuti a fare qui a Taiwan, come e` possibile avere tanti figli e vivere in maniera  semplice , ma dignitosa, spesso in precarietà, senza progetti per il futuro  sia nostro  che dei nostri figli  ma cercando di seguire la volontà di Dio  giorno per giorno, e in questo rimangono colpiti.
Mauro: Quando io racconto la mia esperienza  ai cinesi che abbiamo conosciuto in questi anni, restano colpiti  da un aspetto in particolare, cioè dalla nostra attitudine di fronte alla morte. Diversi anni fa, mia madre si ammalò di tumore, e dopo tre mesi morì; due anni dopo  anche mio fratello maggiore  sposato da pochi mesi, per la stessa malattia, andò in Cielo. Noi abbiamo visto come a tutti e due che erano entrati nel Cammino  il Signore ha dato  una forza impressionante nell`affrontare la malattia con fede, senza ribellarsi ai piani di Dio, certi che li aspettava la Vita Eterna.  Questa esperienza per noi è stata fondamentale  perchè ci ha rafforzati nella speranza  che la nostra vita non finisce qui sulla terra e che questa speranza è per tutti in Cristo Risorto!
A conferma di questo, tanti fratelli cinesi, si sono avvicinati a noi  famiglie in missione  iniziando a conoscere pian piano  questa Verità: che Cristo ci ama senza condizioni  e senza pretendere che  noi siamo perfetti.  Diversi pagani che abbiamo visto battezzare in questi anni  ripetono tutti la stessa cosa :”Prima ero come  morto, ora, dopo aver incontrato CRISTO ho scoperto  dov’è  la  vera vita e la felicità che stavo cercando”.  E allora ci chiediamo: non valeva la pena  stare qui  anche solo per vedere la vita salvata di un fratello? Certo che ne valeva la pena, certo che questo ci riempie di gioia e tanta gratitudine. Siamo spettatori di tanti miracoli: matrimoni ricostruiti  come quello di una coppia della nostra comunità  che dopo che è stata più volte  sul punto  di separarsi  poi si è aperta alla vita, tanti giovani salvati da una vita senza senso . Ogni giorno abbiamo la conferma che Dio è presente  e che porta a compimento questa Buona Notizia che annunciamo e questo ci spinge a trasmetterla a tanti fratelli che ancora stanno aspettando.

venerdì 5 luglio 2013

SECONDO I FALSI OSSERVATORI SIAMO FUORI DALLA CHIESA.... ADESSO COSA SI INVENTERANNO????

L’ ateneo Giovanni Paolo II ha concesso il titolo all’iniziatore del Cammino Neocatecumenale per il contributo al rinnovamento della Chiesa



Dottor Honoris Causa in Sacra Teologia all’iniziatore e responsabile del Cammino Neocatecumenale in tutto il mondo, Kiko Argüello, nel chiostro dell’Università Cattolica Giovanni Paolo II di Lublino, Polonia.



Secondo il centro di studi, il motivo della concessione di tale titolo risiede nell’“aver contribuito validamente al rinnovamento della Chiesa, seguendo attentamente le indicazioni del Concilio Vaticano II, riconducendo i cristiani allontanatisi dalla comunità ecclesiale alle fonti della fede che scaturiscono dalla Bibbia e dalla liturgia; nell’aver dato inizio, insieme alla signora Carmen Hernández, ad una istituzi
one postbattesimale, opera estremamente preziosa per il mondo odierno, conosciuta universalmente como Cammino Neocatecumenale. Tale forma di iniziazione cristiana, arricchita dalla bellezza della nuova estetica, svolge, oggigiorno, un’opera di evangelizzazione e rievangelizzazione, in tutto il mondo; prepara le missio ad gentes; interviene attivamente affinché cristianesimo ed ebraismo si avvicinino l’uno all’altro; difende i valori della vita e della dignità umana, del matrimonio e della famiglia cristiana.”


Durante l’evento, Argüello ha detto di sentirsi “imbarazzato” di fronte a tanto elogio, e ha spiegato a coloro che vi hanno assistito: “Come ogni cristiano, mi aspetto solamente persecuzioni”, perchè “Cristo è stato sempre odiato e perseguitato. Oggi, sono chiamato all’umiltà, accettando tutto questo”. Inoltre, ha affermato “Carmen Hernandez merita molto più di me questa laurea” (insieme a lui iniziatrice del Cammino). “Oggi io lo ricevo al posto suo, perché è lei che ha apportato, oltre a molto altro, tutta la teologia pasquale e ci ha avvicinati al popolo ebreo”. Dopo queste parole, ha annunciato il kerigma affermando che “la cosa più grande che possiamo fare in questa vita è annunciare il Vangelo”.


All’investitura hanno partecipato vari vescovi, tra i quali monsignor Kiernikowski, vescovo di Siedle, e monsignor Grzegorz Rys, vescovo di Cracovia, e circa mille persone.


L’università ha conferito la laurea honoris causa a personalità importanti, quali Benedetto XVI (quando era cardinal Ratzinger), Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’ Egidio, e Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolarini.

ADESSO SI INVENTERANNO CHE E' STATA COMPRATA.

RIDICOLI

NEL BLOG OSSERVATORI SECONDO FALSITA' SE NON SANNO COME RISPONDERTI NON TI PUBBLICANO

NEL BLOG OSSERVATORI SECONDO FALSITA' SE NON SANNO COME RISPONDERTI NON TI PUBBLICANO

E' capitato ancora ieri, rispondi per le rime alle loro INFAMANTI ACCUSE, li cogli in fallo, quindi non vieni pubblicato!!! SIETE RIDICOLI.

A proposito di Eucarestia sentite cosa dice il nostro SANTO PADRE

BERGOGLIO: Non ho detto che i sistemi pastorali siano inutili. Anzi. Di per sé tutto ciò che può condurre per i cammini di Dio è buono. Ai miei sacerdoti ho detto: «Fate tutto quello che dovete, i vostri doveri ministeriali li sapete, prendetevi le vostre responsabilità e poi lasciate aperta la porta». I nostri sociologi religiosi ci dicono che l’influsso di una parrocchia è di seicento metri intorno a questa. A Buenos Aires ci sono circa duemila metri tra una parrocchia e l’altra. Ho detto allora ai sacerdoti: «Se potete, affittate un garage e, se trovate qualche laico disposto, che vada! Stia un po’ con quella gente, faccia un po’ di catechesi e dia pure la comunione se glielo chiedono». Un parroco mi ha detto: «Ma padre, se facciamo questo la gente poi non viene più in chiesa». «Ma perché?» gli ho chiesto: «Adesso vengono a messa?». «No», ha risposto. E allora! Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l’orizzonte che è di Dio.

giovedì 4 luglio 2013

VERE TESTIMONIANZE SUL CAMMINO NEOCATECUMENALE

Cammino neocatecumenale: famiglia di Ivrea in missione in Sudafrica  

http://www.huffingtonpost.it/2013/06/10/cammino-neocatecumenale-famiglia-ivrea-missione-sudafrica_n_3413696.html?utm_hp_ref=italy

“Alzarsi” per offrire la propria vita a Dio e annunciare il “Kerigma”, la buona notizia cristiana. È dentro queste parole un po’ misteriose – ma chiarissime nel lessico neocatecumenale – che è germogliata la scelta di Andrea, pubblicitario, ed Erica, psicologa, marito e moglie di 39 anni. La scelta è quella di abbandonare la casa di Ivrea, gli amici, i parenti, due posti di lavoro stabili e gratificanti, e partire in missione di evangelizzazione per il Sudafrica. Con loro Elia, Francesco, Pietro, Maria e Sara, i cinque figli che hanno dai 2 ai 12 anni.
“La nostra decisione non è culturale o semplicemente religiosa ma è nata dopo aver sentito la chiamata e l’amore di Cristo” spiega con voce calma Andrea, chiarendo che l’intenzione di partire è maturata due anni fa, quando insieme alla moglie ha messo a fuoco il “progetto” predisposto da Dio per loro. Perché per comprendere una scelta così radicale è necessario accettare concetti poco alla moda come “provvidenza” e “volontà del Signore”. Parole, invece, di uso comune nel Cammino neocatecumenale, comunità di cui lui e la moglie fanno parte, che garantisce alla Chiesa sempre più vocazioni sacerdotali e famiglie pronte ad “alzarsi” e partire. Non solo per l’Asia e l’Africa ma anche verso paesi come Francia e Svezia, dove il compito delle famiglie in missione è di preservare la fede minacciata dalla secolarizzazione. Proprio grazie al Cammino, Erica e Andrea, sposati dal 2000, hanno superato una profonda crisi coniugale nel 2005: “Abbiamo sperimentato il perdono, che ha ricostruito il nostro matrimonio facendolo rinascere su solide basi cristiane – confida Andrea –. Insomma, ci siamo resi conto che puntare sulla famiglia significa puntare sulla verità”. Da allora, sono arrivati altri tre figli e la scelta, dopo diversi pellegrinaggi, di “alzarsi” e rendersi disponibili per l’evangelizzazione.
A Città del Capo, Erica e Andrea cercheranno una casa, le scuole giuste per i bimbi, nuovi mestieri magari aderenti al loro profilo professionale, e non faranno nulla di diverso da ciò che già fanno a Ivrea. Ovvero “Testimoniare l’amore di Dio nell’esistenza quotidiana: al lavoro, nel quartiere, con i vicini di casa. Ogni buon cristiano ha nel suo dna l’evangelizzazione e noi pensiamo che l’uomo non abbia tanto bisogno di dogmi da seguire ma di segni da vedere” sostiene Andrea. Del resto, si tratta della stessa opera di evangelizzazione svolta dai suoi genitori, anche loro del Camminino, proprio in Sudafrica, dove infatti lui ha già vissuto dai 9 ai 15 anni. Oggi mamma e papà sono ancora in missione, ma in Burkina Faso, e Andrea chiarisce: “Apprendere che la nostra destinazione era Città del Capo è stato sorprendente. La scelta delle mete per le missioni, infatti, spetta all’equipe nazionale del Cammino e dipende esclusivamente dalle esigenze di evangelizzazione”.
Dal 28 giugno, quando un aereo li porterà in Sudafrica, quella di Erica e Andrea sarà una delle circa 1000 famiglie in missione sparse per il mondo. Prima di partire, dovranno congedarsi da Ivrea e dagli affetti, lasciando anche il lavoro che amano, lui da pubblicitario in un’agenzia di comunicazione, lei da psicologa impegnata in vari progetti con il Sert. “Umanamente, proviamo tutto: dalla paura per il futuro alla tristezza per quello che stiamo lasciando. Tuttavia, sentiamo che questa chiamata arriva direttamente da Dio” afferma Andrea, che poi conclude: “Avvertiamo anche il peso che questa decisione avrà nella vita dei nostri bambini. Ma, da padre, sento di dover condividere con i miei figli il valore della fede, più che una vita necessariamente semplice e agiata”.

 

LE FALSE INVENZIONI DI TRIPUDIO E MIC

http://chisinasconde.blogspot.it/2013/07/27pellegrinaggio-piedi-nettuno-le.html#comment-form
VISTE LE FALSE TESTIMONIANZA INVENTATE DI LORO PUGNO DALLA REDAZIONE DI TRIPUDIO E MIC ECCO LA RISPOSTA ADEGUATA:

Altra Testimonianza

Mi chiamo Piero
e non è vero,
che frequentavo una comunità neocatecumele
e stavo male.
Sebbene in principio ci credevo
alle storie che tripudio rifalava
e che nel suo Blog si vantava.
La Verità dei fatti è ben lontana
e la vostra falsità appare chiara,
nell' invenzione di nomi finti
e di persone inesistenti.
A tripudio e Mic piace inventare
e a Lino and co dargli corda
senza capire che senza una fonte certa,
inutile è la protesta.
Ahimè questi cialtroni,
mi hanno rotto i c...ni
parlando sempre delle stesse cose che purtroppo per loro
non trovano riscontri nelle alte sfere.
Perchè dico io
non usare i vostri soldi
per depennare questo male
dalla realtà ecclesiale.
Secondo voi basta qualche
soldone per aiutare un Monsignore
a chiudere gli occhi
sullo strafalcione.
Provate a dargliene due di soldoni
cosicchè possa
riaprire i suoi occhioni.
Ah dimenticavo
dal cammino ve ne siete andati
e attaccati ai soldi
siete restati, ma non vi preoccupate, non è alla Chiesa che dovete ubbidire, ma a Lino Lista,
che dal basso del suo Zaccheo vi dice:
Basta tenere i piedi in due scarpe,
metà al Signore e metà per me;
ma Gesù cosa disse al Giovane Ricco?
      E Lino come il giovane ricco,
che se ne andò tristo!
Orsù Tripudio e Mic (i tuoi libri manco regalati li leggerei, PESANTE GIA' IL TITOLO), imparate un poco di umiltà chiudete questa feccia e la pace tornerà!!!

giovedì 4 aprile 2013

http://diocesi.riviera24.it/articoli/2013/04/03/152334/invio-per-la-grande-missione-in-100-piazze-di-roma-e-in-tutto-il-mondo-anche-a-sanremo

Invio per la "Grande Missione in 100 Piazze di Roma e in tutto il Mondo" anche a Sanremo

Invio per una grande missione in 100 piazze di Roma e in tutto il Mondo: questa è l'iniziativa del Cammino Neocatecumenale per l'Anno della Fede indetto da Benedetto XVI con la Lettera Apostolica Porta Fidei. L'iniziativa del Papa emerito segue quella dei
precedenti anni giubilari promulgati durante il suo pontificato: l'Anno Paolino (giugno 2008 - giugno 2009) e l'Anno Sacerdotale (giugno 2009 - giugno 2010).

Da quando è stato promulgato l'Annus Fidei, in molti ambiti della Chiesa, si sono moltiplicate le iniziative volte allo studio e all'approfondimento della fede: proposte editoriali, accademiche, catechesi e corsi di aggiornamento di diverso genere.

Gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale, Kiko Argüello e Carmen Hernández, assieme a padre Mario Pezzi, hanno proposto a Benedetto XVI, prima delle sue dimissioni, un'iniziativa specifica per questo Anno della Fede. La proposta del Cammino Neocatecumenale è quella di mettere a disposizione della Nuova Evangelizzazione tutte le comunità neocatecumenali sparse nel mondo.

Non è certo la prima volta che il Cammino Neocatecumenale si dedica all'evangelizzazione, essendo insito nella sua natura l'annuncio della Buona Notizia ai "lontani". Fin dalla sua fondazione, infatti, questa realtà ecclesiale ha contribuito in modo fondamentale all'annuncio del Vangelo attraverso l'invio di sacerdoti, catechisti itineranti, famiglie in missione e laici celibi in tutto mondo. Anche in occasione delle Giornate Mondiali della Gioventù, i giovani neocatecumenali sono soliti, lungo il pellegrinaggio, percorrere le città cantando e annunciando il Vangelo nelle piazze dei centri abitati.

La novità della Grande Missione di questo anno è nella modalità con cui si è voluto portare a tutti l'annuncio di Gesù Risorto. Il periodo scelto per questa missione, che si svolgerà contemporaneamente in tutto il mondo, sono le 5 domeniche di Pasqua
a partire dal 7 aprile.

Si tratterà di cinque incontri a tema che avranno come scenario alcune piazze scelte sparse per le città di tutto il Mondo.

A San Remo il primo incontro si terrà in Piazza Muccioli a partire dalle ore 15:30 di Domenica 7 Aprile.

Avrà prima luogo una Speciale Benedizione di Invio all 'Evangelizzazione, da parte del Parroco di Terzorio Don Gautier Filardo ai presenti e quindi partirà un corteo da Piazza Muccioli, che attraverserà Via Palazzo e Via Matteotti per poi far ritorno
in Piazza Muccioli, dove verrà annunciata la prima dei 5 cicli di Catechesi.
 

UN CATTOLICO NON LO AVREBBE MAI SCRITTO

LA COMBRICCOLA SATANICA NEOCATECUMENALE DA INIZIO A ROMA AD UNA MISSIONE BENEDETTA DALLA GERARCHIA MODERNISTA VATICANA CON A CAPO IL "VESCOVO BERGOGLIO". Tutto come previsto, gli apostati modernisti Vaticani proseguono nello sfascio della Chiesa Cattolica, per promuovere la diabolica "nuova Chiesa Conciliare"...

 

Questo è il Titolo del Blog Non Possumus, scritto dal Sig. Cruccas, ex neocatecumenale, ex cattolico, ex Lefebriano, ex...............

Questo Signore è solo EX.

 L'unico problema è che si definisce Cattolico.

Ma come può essere credibile un EX?????

giovedì 28 marzo 2013

Il cammino diritto

​ «La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa. Andiamo e portiamo Cristo là dove c’è peccato e c’è dolore, dove c’è ingiustizia e c’è ignoranza, dove c’è indifferenza a Dio. In ogni "periferia" del nostro mondo, anche quelle del pensiero e quelle in cui tutte le miserie regnano...».

Così parlava l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio rivolto ai fratelli cardinali, ai pastori della Chiesa universale venuti dai cinque continenti e riuniti a Roma nelle Congregazioni che precedono il Conclave. Così parlava e così, secondo la logica del mondo, già "vinceva" il Conclave. E questo accadeva mentre sulle pagine di tanti giornali si affollavano titoli e ricostruzioni apocalittiche, mentre si disegnavano cordate "politiche" o persino "affaristiche" e si descrivevano divisioni insanabili e guerre tra "pastoralisti" e "diplomatici" per la conquista di un soglio di Pietro presentato come la "presidenza" di una qualunque organizzazione (tanto che una nota giornalista tv, in quelle ore, c’informava sulla curiosità – testuale – «per la corsa alla poltrona di Papa»...).

E proprio così, intanto, parlava il cardinal Bergoglio, indicando la via della prima e della nuova evangelizzazione con il richiamo all’antica vocazione della Chiesa di offrirsi sulla terra che Dio ha dato agli uomini e alle donne come «<+corsivo>mysterium lunae<+tondo>»: corpo povero che riflette la luce splendente di Cristo. Ogni parola ha peso e senso: un richiamo e un rimedio alla «mondanità spirituale» e a una «autoreferenzialità» che rischia addirittura di «rinchiudere» Gesù Cristo. Così parlava e agiva Padre Jorge, arcivescovo in terra argentina, così parla e agisce Papa Francesco, vescovo di Roma. Pregando, ieri, per un Pontefice – per un «costruttore di ponti», come avrebbe poi sottolineato – capace di accompagnare la Chiesa sul cammino verso tutte le «periferie esistenziali». E mettendoci, oggi, con l’esempio, sul diritto cammino. Un cammino povero com’è povera la luce della Luna, che di tutto ciò che riceve nulla tiene per sé.